Prestazioni occasionali in agricoltura
Secondo un rapporto dell’Osservatorio Agroalimentare del 2014 il sistema primario europeo è fondato sull’agricoltura familiare e, su un totale di 10,8 milioni di aziende agricole, il 93,7% riguarda realtà in cui è presente esclusivamente lavoro familiare. In questo contesto capita frequentemente che l’imprenditore agricolo sia coadiuvato dai familiari nello svolgimento del suo lavoro, in particolare nel periodo di raccolta in cui è richiesto un maggior fabbisogno di manodopera.
E’ obbligatoria l’assunzione dei familiari che lavorano in azienda?
Tali prestazioni possono essere svolte da familiari anche in assenza di un contratto di assunzione purché siano svolte gratuitamente e in modo occasionale. L’ispettorato Nazionale del Lavoro con la Circolare 50 del 15 marzo 2018 chiarisce inoltre le modalità di valutazione dell’occasionalità stabilendo che possano essere prese a riferimento i criteri indicati nella disciplina degli artigiani, ove viene definito il parametro di novanta giorni nell’anno solare, ovvero 720 ore all’anno. Nel caso in cui si verifichino le condizioni indicate dalla circolare, le attività lavorative offerte da parenti e affini sono considerate come “prestazioni che esulano dal mercato del lavoro”, non riconducibili, pertanto, né allo schema del lavoro subordinato né allo schema del lavoro autonomo.
Tali attività non implicano alcun obbligo contributivo nei confronti degli enti previdenziali e, pertanto, non sussiste obbligo di denuncia all’Istituto, né obbligo di comunicazioni di instaurazione e/o cessazione di tale rapporto nei confronti di alcun ufficio o ente.
L’imprenditore agricolo, in questi casi, dovrebbe però preoccuparsi del fatto che i familiari che offrono la propria opera gratuitamente, a differenza del personale dipendente o dei coltivatori diretti, non godono di alcuna copertura assicurativa. Pertanto, sarebbe utile sottoscrivere di una polizza assicurativa per tutelarli.